Si narra che i suoi compagni di studi lo avessero soprannominato “bue muto”, perché di grossa stazza e silenzioso; il comune maestro, Alberto Magno, accortosi della cosa, rispose loro: «Quando muggirà, quel bue farà molto rumore». Parole profetiche quelle del doctor universalis sul suo allievo che per la sua “purezza” d’animo sarebbe stato definito doctor angelicus: Tommaso d’Aquino, al quale, la Provincia domenicana che porta il suo nome ha voluto dedicare la tre giorni di studi “San Tommaso d’Aquino, uomo del Mediterraneo, uomo del dialogo”, dal 25 al 27 aprile, in occasione del 750esimo anniversario della morte.
Un’iniziativa promossa con l’Angelicum di Roma, la Pontifica facoltà teologica dell’Italia meridionale (Pftim) – sezione San Tommaso – e la Pontifica accademia di San Tommaso d’Aquino.
Il convegno si è svolto a Sant’Anastasia, presso il Santuario domenicano di Madonna dell’Arco, e a Napoli, presso la sede della Sezione San Tommaso della Pftim: studiosi dell’Aquinate si sono ritrovati per «dare il giusto riconoscimento al pensiero di Tommaso, in un anniversario speciale e in un tempo in cui, anche il pensiero laico mostra un rinnovato interesse per il tomismo», ha spiegato il priore del Santuario di Madonna dell’Arco, padre Gianpaolo Pagano, aggiungendo che «questo convegno ha voluto essere anche un contributo per tenere desta l’attenzione su figure come quella di Tommaso che possono dire ancora molto sia al mondo di oggi che alla chiesa contemporanea. Soprattutto per quanto riguarda la credibilità della fede. La fede come dono non esclude la possibilità di cercare e raggiungere la verità attraverso una coscienza retta e la volontà di esercitare la ragione in maniera disinteressata. Ecco, oggi, come ordine, avvertiamo la necessità di risvegliare le domande ma anche il giusto approccio alla ricerca delle risposte per aiutare la ragione ad appoggiarsi a delle premesse valide».
L’Aquinate può dunque essere strumento per ritornare a parlare di verità stimolando la ricerca della verità. «Ma anche invitando ad approcciare la conoscenza della realtà senza escludere la dimensione emotiva ma provando a trovare la giusta coesione tra soggettività e oggettività», ha continuato padre Pagano. Perché San Tommaso e il suo pensiero suggeriscono strade di dialogo tra gli uomini ma anche ad ogni uomo con se stesso: «Uno dei capisaldi dell’impianto tomistico è infatti l’uomo collegato alla sua causa prima e al suo fine ultimo che però può raggiungere con l’esercizio delle virtù. Queste rappresentano quindi quel bagaglio di cui ognuno dispone per ritrovare se stesso».
Di questo si è parlato nella tre giorni promossa dalla Provincia domenicana di San Tommaso d’Aquino in Italia ma anche di dialogo interreligioso, di dialogo tra fede e ragione, di Tommaso e contesto napoletano, così come dello studio del pensiero dell’Aquinate da parte dei protestanti. Ma non si è dimenticato di parlare di bellezza, via di evangelizzazione, strada verso Dio nel pensiero di Tommaso: «Per Tommaso tutti gli attributi di Dio sono attributi dell’essere: quindi l’essere verità, l’essere bellezza, l’essere bontà. Il vero, il bello, il buono sono trascendentali che non tramontano mai sia nella coscienza dell’uomo che nella realtà che ci circonda», ha precisato Pagano.
In programma, l’ultimo giorno di convegno il tema del dialogo tra pensiero tomista e chiesa contemporanea, con una finestra sullo scandalo degli abusi. Cosa può dire Tommaso alla Chiesa di oggi che cammina per essere sinodale? «Tommaso può insegnare prima di tutto un metodo, metodo dell’ascolto, del ragionamento punto per punto, e quindi aperto e senza timore per il lontano, per il diverso. Questo può insegnare Tommaso, più che risposte. Ma va sottolineato che oggi, nella formazione dei preti, c’è sempre meno spazio e tempo per lo studio di Tommaso».
Il convegno si è concluso ieri sera con una Celebrazione eucaristica presso la Basilica di San Domenico Maggiore a Napoli dove San Tommaso studiò e dove è ancora conservata la sua cella. Un momento questo più ‘popolare’ si potrebbe dire, così come il concerto in onore di San Tommaso, “Pange lingua”, eseguito dal Coro polifonico “Dominicus” di Soriano Calabro (Vv): si tratta di uno dei canti eucaristici scritti da San Tommaso; due delle strofe di questo inno sono conosciute come “Tantum ergo” e ancora cantate per accompagnare la contemplazione eucaristica. «Il culto di san Tommaso non è particolarmente diffuso. Potremmo dire che c’è un culto indiretto legato alla sua eucologia e innografia». Il concerto è stato quindi occasione per aiutare a stimolare la curiosità intorno al santo e al suo pensiero, nel popolo di fedeli. Obbiettivo per il quale, il Museo del Santuario di Madonna dell’Arco ospita, nella sala intitolata al doctor angelicus, anche una mostra, con opere del XVII e XVIII secolo, organizzata proprio per il 750esimo anniversario della morte di San Tommaso d’Aquino che si spense a Fossanova, il 7 marzo 1274, mentre era in viaggio verso Lione per il Concilio lì convocato dal Papa. Un moderno impianto di illuminazione, progettato e realizzato ad hoc, dà la possibilità al visitatore di ammirare le opere esposte in tutta la loro bellezza. La mostra è visitabile fino al 10 giugno, poi inizierà una peregrinatio nei conventi della Provincia domenicana.
«La mostra – ha concluso padre Pagano – contiene anche alcuni quadri provenienti da musei europei, scelti perché non propongono quell’immagine stereotipata di Tommaso che, nei tempi, l’ha fatto percepire come inarrivabile modello di santità».
(Mariangela Parisi)